Collodi e il pianoforte

Francesco Paolo Tosti
Francesco Paolo Tosti

Collodi Nipote pone un accento speciale alla fama di Collodi come pianista:

“Non ricordo bene per quale festiva ricorrenza ci ritrovammo insieme in casa nostra, in breve permesso. Il babbo ci condusse a far visita agli zii proprio in un’ora che avevan ricevimento ed erano con gli ospiti riuniti nel salone dove lo zio Carlo, al pianoforte, stava sonando qualche cosa molto in voga a quei tempi, se non sbaglio, una romanza del Tosti.

Il nostro ingresso nella sala diede pretesto a Carlo per smetter di sonare e dopo averci salutato un po’ bruscamente come era sua abitudine domandò a Nando che aveva poco più di otto anni:

-Ti piace la musica?

-Sì, tanto, e so anche cantare perché all’Istituto mi insegnano.

-Che cosa ti hanno insegnato?

-La canzone del falegname.

-Senti! Senti! E non potresti farcela sentire, anche così a mezza voce?

-Come faccio se non c’è l’accompagnamento?

-A quello ci penso io, basta che tu mi accenni l’aria della canzone.-

Senza farsi troppo pregare, mio fratello, che aveva una bella vocina, si mise a cantare la prima strofa di quella canzone della quale rammento ancora le parole:

 

“Quando l’alba il cielo imbianca

apro lesto la bottega;

il lavoro non mi stanca,

sego il legno con la sega…”

 

Dopo aver cavato dal piano alcuni accordi, trovato quello giusto, lo zio disse a Nando:

Ora ricomincia e sentirai come ti accompagno bene. –

Infatti filavano che era un piacere a sentirli. Ma finita la prima strofa, mio fratello attaccò il ritornello:

 

“Sega, sega, falegname,

se non vuoi soffrir la fame,

sega, sega…”

 

Ma l’accompagnamento non andava più bene e Nando tacque.

O perché ti cheti sul più bello?

Perché non sai sonare, zio. – “

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