Il viaggio per l’Italia di Giannettino

viaggio per l'italai di Giannettino

  • Il viaggio per l’Italia di Giannettino. Parte prima (L’Italia superiore), Paggi, 1880
  • Il viaggio per l’Italia di Giannettino. Parte seconda (l’Italia centrale), Paggi, 1883
  • Il viaggio per l’Italia di Giannettino. Parte terza (l’Italia meridionale), Paggi, 1886

La prima parte del Viaggio di Giannettino giunse all’ottava edizione nel 1894, il libro fu poi ripubblicato da Bemporad e, nel 1902, fu riordinato in un solo volume da Ferronio nella Biblioteca Azzurra Bemporad. Poi fu pubblicato in Collezioni Bemporad per i ragazzi e nel 1939 nella Biblioteca Marzocco per i ragazzi.

Il 4 novembre 1882 il Collodi parlò del Secondo Viaggio di Giannettino in una lettera all’amico Guido Biagi:…questo libro non è fatto né per i ruminanti di notizie storico-artistico-vegetali, né per…quei sapientissimi, che son nati apposta per dar sapore al sale e odore all’ammoniaca. Il mio libro è un libro, per intendersi, “ad usum Delphini”, fatto modestamente per dare ai ragazzi una mezza idea di quell’Italia, che è la loro nuova e gloriosa patria, e che “per conseguenza” non ne sanno nulla di nulla. Quanto al resto, fai tu: io so di essere in buone mani e me ne fido. Tutto tuo Collodi.[7]

 

Nel Carteggio Martini, che si trova nella Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, è custodita una lettera del Collodi a Ferdinando Martini, al quale il Collodi successe come direttore del Giornale per i bambini. Nella lettera si parla di una inesattezza scritta nella prima edizione del Viaggio, relativa ad una pagina sulla città di Udine. Questa inesattezza fu rilevata da un ignoto Udinese, che inviò una protesta a Ferdinando Martini, direttore del Fanfulla della domenica, giornale che il 19 settembre 1880 aveva pubblicato una recensione del Viaggio nella rubrica Libri nuovi. L’inesattezza era data dalla descrizione di fossati colmi d’acqua fatta dal Collodi[3] che l’Udinese asseriva non essere mai esistiti. Perciò il Collodi tolse la descrizione di questi fossati, nella seconda edizione del libro (1882). Ma ad Udine erano veramente esistiti questi fossati ripieni d’acqua, in seguito interrati[4]

Il Collodi rispose a Ferdinando Martini il 25 ottobre 1880 e riferì ciò che il Padre Baedeker nella Guida dell’Italia settentrionale (VIII édition refondue, 1878) afferma[5]; disse inoltre che avrebbe tenuto conto delle osservazioni di tutti nella prossima ristampa del libro. Riferendosi poi al fatto che l’ Udinese non consegnò il libro alla figlia, dicendo, nella sua lettera di protesta: mi sono messo via il libro, il Collodi aggiunse: Povero Paggi, se tutti i babbi italiani fossero timorati di Dio e dei fossati d’acqua, come il tuo Udinese![6]

In realtà quel signore di Udine era in errore, collodi non si riferiva al presente, ma al passato e nel passato i fossati d’acquaa Udine esistevano, si capisce meglio quindi ora meglio anche cosa intendesse Collodi a questo punto con il termine “timorati di Dio”.

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