2 commenti su “Prinipi elementari di musica – almanacco del Fanfulla 1873 ”
Buongiorno. Vorrei farle una domanda. Poichè è evidente che Lei conosce gli pseudonimi con cui Collodi (o Carlo Lorenzini) firmava i suoi articoli su giornali e riviste, potrebbe segnalarmeli. Avrei così più facilmente la possibilità di trovarli …
Eccoti gli psudonim che ho trovato (tieni conto che ho letto un po’ tutto, ma non ho completato le ricerche su “L’Italia Musicale” e sulle “Carte Collodiane”. Quest’ultime erano per me illeggibili e non ho mtrovato qualcuno che mi aiutasse a interpretarle).
Il 29 dicembre 1847 Carlo si firma, per la prima volta, con “L.” in calce all’articolo intitolato L’Arpa, contenuto nel periodico milanese L’Italia Musicale,
fondato a Milano il 7 luglio dello stesso anno.
IL LAMPIONE: Gli articoli non sono quasi mai firmati, anche se la stragrande maggioranza
provengono dalla penna del suo fondatore e direttore: Carlo Lorenzini.
Nel caldo agosto del 1851 Carlo è ancora a Milano per impegni giornalistici
con l’Italia musicale. Il 28 settembre 1853 l’articolo di apertura del giornale
artistico– teatrale L’Arte è una dura critica all’Esposizione dell’Accademia di
Belle Arti:
“Proporrei dunque, che come si salva l’uva voltandola a terra, così si tentasse l’esperimento di salvare i lavori dell’esposizione, voltandoli al muro”.
Firmato Carlo Lorenzini.
Durante il 1854 Yorick invita Carlo a scrivere anche sul nuovo giornale umoristico fiorentino La Lente. Qui si firma ZZTZZ, altro pseudonimo con cui
diventerà famoso.
Primo gennaio 1856: Carlo, ritiratosi nel paesino materno, inizia a usare
lo pseudonimo “Collodi” in omaggio alla località cui è molto affezionato.
Si firma così, per la prima volta, in un articolo del periodico umoristico La
Lente. L’uso del nome d’arte “Collodi” sottolinea il suo legame con tutta la
famiglia materna: con la zia Teresa, che lo ha ospitato durante gli studi elementari, e con lo zio Giuseppe che, essendo riuscito a realizzare il desiderio
di diventare un artista e che ha avuto la capacità di tenere testa con grande
dignità al marchese Garzoni, ha sempre rappresentato, per lui, un modello
positivo ed, entrambi gli zii, sempre pronti a dare una mano come nel periodo
in cui avevano ospitato la madre nei periodi di crisi finanziaria e di malattia
del marito.
Il 22 febbraio 1861, viene richiamato a lavorare alla Sezione staccata della
Censura teatrale alla dipendenza del professor Aiazzi e deve presto smettere di
dirigere Il Lampione. Si assicura che dopo averlo venduto agli editori Giannini
e Grazzini, rimangano a collaborare al giornale Dolfi e Matarelli. Continua comunque a fare il giornalista, utilizzando vari pseudonimi, come Il Lampione ,
Lampione Primo, Azor, Y.Z. o Diavoletto (solo per citarne alcuni) per mantenere
l’anonimato, ma questi suoi articoli sono così originali, che viene sempre riconosciuto e ammirato dai suoi lettori. Curiosamente si firma anche Nasi.
Nel 1880 Collodi raccoglie bozze e testi sparsi in un unico volume
e lo fa pubblicare col nome di Macchiette dall’editore Brigola di Milano, uno
dei più rinomati dell’epoca; è il primo che firmò con lo pseudonimo Collodi
Buongiorno. Vorrei farle una domanda. Poichè è evidente che Lei conosce gli pseudonimi con cui Collodi (o Carlo Lorenzini) firmava i suoi articoli su giornali e riviste, potrebbe segnalarmeli. Avrei così più facilmente la possibilità di trovarli …
Eccoti gli psudonim che ho trovato (tieni conto che ho letto un po’ tutto, ma non ho completato le ricerche su “L’Italia Musicale” e sulle “Carte Collodiane”. Quest’ultime erano per me illeggibili e non ho mtrovato qualcuno che mi aiutasse a interpretarle).
Il 29 dicembre 1847 Carlo si firma, per la prima volta, con “L.” in calce all’articolo intitolato L’Arpa, contenuto nel periodico milanese L’Italia Musicale,
fondato a Milano il 7 luglio dello stesso anno.
IL LAMPIONE: Gli articoli non sono quasi mai firmati, anche se la stragrande maggioranza
provengono dalla penna del suo fondatore e direttore: Carlo Lorenzini.
Nel caldo agosto del 1851 Carlo è ancora a Milano per impegni giornalistici
con l’Italia musicale. Il 28 settembre 1853 l’articolo di apertura del giornale
artistico– teatrale L’Arte è una dura critica all’Esposizione dell’Accademia di
Belle Arti:
“Proporrei dunque, che come si salva l’uva voltandola a terra, così si tentasse l’esperimento di salvare i lavori dell’esposizione, voltandoli al muro”.
Firmato Carlo Lorenzini.
Durante il 1854 Yorick invita Carlo a scrivere anche sul nuovo giornale umoristico fiorentino La Lente. Qui si firma ZZTZZ, altro pseudonimo con cui
diventerà famoso.
Primo gennaio 1856: Carlo, ritiratosi nel paesino materno, inizia a usare
lo pseudonimo “Collodi” in omaggio alla località cui è molto affezionato.
Si firma così, per la prima volta, in un articolo del periodico umoristico La
Lente. L’uso del nome d’arte “Collodi” sottolinea il suo legame con tutta la
famiglia materna: con la zia Teresa, che lo ha ospitato durante gli studi elementari, e con lo zio Giuseppe che, essendo riuscito a realizzare il desiderio
di diventare un artista e che ha avuto la capacità di tenere testa con grande
dignità al marchese Garzoni, ha sempre rappresentato, per lui, un modello
positivo ed, entrambi gli zii, sempre pronti a dare una mano come nel periodo
in cui avevano ospitato la madre nei periodi di crisi finanziaria e di malattia
del marito.
Il 22 febbraio 1861, viene richiamato a lavorare alla Sezione staccata della
Censura teatrale alla dipendenza del professor Aiazzi e deve presto smettere di
dirigere Il Lampione. Si assicura che dopo averlo venduto agli editori Giannini
e Grazzini, rimangano a collaborare al giornale Dolfi e Matarelli. Continua comunque a fare il giornalista, utilizzando vari pseudonimi, come Il Lampione ,
Lampione Primo, Azor, Y.Z. o Diavoletto (solo per citarne alcuni) per mantenere
l’anonimato, ma questi suoi articoli sono così originali, che viene sempre riconosciuto e ammirato dai suoi lettori. Curiosamente si firma anche Nasi.
Nel 1880 Collodi raccoglie bozze e testi sparsi in un unico volume
e lo fa pubblicare col nome di Macchiette dall’editore Brigola di Milano, uno
dei più rinomati dell’epoca; è il primo che firmò con lo pseudonimo Collodi